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editor Fabio Bonacina

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Rispetto a dodici mesi prima, quasi tutte le voci dei ricavi sono diminuite. In valore assoluto, i maggiori introiti sono giunti dalla corrispondenza senza affrancatura

I valori di bilancio di Poste italiane permettono di estrapolare anche altre informazioni. Ad esempio, una articolata risposta alla domanda: come è stato pagato il servizio l’anno scorso? I dati possono essere desunti dalla tabella per i servizi postali, che denuncia un deciso calo rispetto al 2008, passando nella sua globalità da 5.482.895.000 a 5.209.973.000 euro.

Il mezzo economicamente più significativo è rappresentato dalle spedizioni senza la materiale affrancatura, che riguarda i ricavi connessi alle spedizioni eseguite dai grandi clienti presso i centri di rete e gli uffici abilitati, posta massiva compresa. La voce ha generato incassi per 1.656.761.000 euro (nel 2008: 1.810.274.000).

Segue la francatura meccanica, utilizzando gli apparecchi del cliente o degli uffici. Anche in questo frangente, si nota il calo: nel 2009 la cifra contabilizzata ammonta ad 1.300.834.000 euro, contro il 1.337.405.000 registrato dodici mesi prima.

Decisamente più basso è il giro dovuto alle cartevalori: 502.226.000 euro nel 2009 (563.366.000 l’anno precedente). Si riferisce alla vendita presso gli sportelli e nei punti autorizzati tipo le tabaccherie; comprende, inoltre, la cessione di francobolli utilizzati per i conti di credito.

Proseguendo l’analisi, la tabella dei ricavi prevede la voce relativa a pacchi, postacelere e corriere espresso, riguardante principalmente i servizi prestati dalla controllata Sda express courier. Ed anche in questo frangente, il trend è negativo, passato da 294.226.000 a 278.515.000 euro.

Sono i servizi integrati i primi a segnare una crescita (da 201.469.000 a 256.227.000 euro); riguardano le notifiche di atti amministrativi e contravvenzioni per 225.324.000 euro, le notifiche degli atti giudiziari Unep (Uffici notificazioni esecuzioni e protesti) per altri 28.056.000 e i ricavi originati dalla convenzione con l’Agenzia delle entrate per il servizio di posta massiva e raccomandate, pari a 2.847.000 euro.

Il titolo per le spedizioni in abbonamento postale documenta i ricavi ottenuti con le stampe periodiche e la vendita per corrispondenza, effettuate dagli editori che usufruiscono di una tariffa ridotta. In tale caso, si scende da 190.956.000 a 168.087.000 euro.

Per corrispondenza e pacchi estero si intendono gli scambi internazionali, diminuiti in un anno da 138.637.000 a 121.734.000 euro.

Freccia in basso (da 75.280.000 a 69.766.000 euro) pure per gli introiti riferiti a telegrammi e servizi on-line collegati, per le prestazioni firmate Postel come door to door, direct mail, commercial printing (da 71.882.000 a 59.874.000 euro).

Dallo Stato arrivano due importanti risorse. La prima è il parziale rimborso per il servizio universale, a carico del ministero all’Economia e alle finanze, pattuito in 371.830.000 euro (era 363.646.000 nel 2008).

La seconda è l’integrazione tariffaria per l’editoria e per le campagne elettorali, tagliata da 342.395.000 euro a 310.014.000. Andando nei dettagli, si tratta di 242.573.000 euro a carico del dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri a rimborso delle riduzioni praticate agli editori e al settore no-profit all’atto dell’impostazione. Importo che, per l’esercizio finanziario 2009, “non trova copertura nel bilancio dell’Amministrazione debitrice”. Non è un caso se per il 2010 -almeno per ora- il capitolo è stato bloccato improvvisamente l’1 aprile. Vanno aggiunti altri 67.441.000 euro, ancora a carico del Mef e privi di garanzia, per le riduzioni e agevolazioni tariffarie spettanti ai candidati delle campagne elettorali.

La tabella dei ricavi inerenti le prestazioni (valori in migliaia di euro)
La tabella dei ricavi inerenti le prestazioni (valori in migliaia di euro)



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