Anche l’onorevole Teresa Bellanova (Pd) si occupa delle difficoltà postali, concentrando la propria attenzione su Lecce e provincia. E lo fa presentando alla Camera un’interrogazione a risposta scritta rivolta al ministero allo Sviluppo economico.
Il documento segnala che da alcuni giorni gli abitanti della zona vivono “un pesante disagio a causa di varie disfunzioni che si stanno verificando in molti uffici postali. Difatti, i cittadini salentini per ritirare una raccomandata cosiddetta «inesitata», cioè quelle che vengono depositate presso l’ufficio postale più vicino perché il destinatario risulta irreperibile al momento della consegna, sono costretti ad affrontare file lunghissime anche della durata di un paio d’ore”.
Secondo la deputata, le ragioni di quello che definisce “caos organizzativo” proverrebbero “da scelte che Poste italiane avrebbe adottato rivisitando, senza coinvolgere le parti in causa e le organizzazioni sindacali, il piano degli uffici abilitati alla consegna dei prodotti postali ed accorpando uffici postali che servono aree della città molto ampie e densamente popolate con il conseguente sovraffollamento anche per sedi postali di limitate dimensioni”.
Per i lavoratori “è quasi impossibile conciliare gli orari d’ufficio con gli orari di apertura degli sportelli che spesso aprono dopo le nove del mattino ed in molti casi non prevedono una turnazione o un’apertura pomeridiana”.
Va ancora peggio con la “raccomandata1”, “poiché si è pensato bene di dislocare l’ufficio addetto presso il Cpo di Lecce in via Lequile non tenendo in considerazione le difficoltà della struttura”, visto che lo sportello è situato al primo piano, quindi di non facile accesso per le persone anziane e disabili.
E poi ci sono le riduzioni estive, “decine di uffici postali dei piccoli centri e delle frazioni comunali del Salento che resteranno del tutto chiusi, quattro giorni su sei per tutto il periodo... Questa scelta operata dall’azienda, sempre in modo autonomo e senza sentire neanche l’Associazione nazionale comuni italiani, rischia di penalizzare fortemente molte aree ad alta vocazione turistica... e che avrebbero necessità non di una chiusura ma semmai di un potenziamento”.